Alle origini della Danza
- danzaolistica
- 25 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min

Nella stragrande maggioranza dei testi che cercano di spiegare le origini della Danza del Ventre, molta enfasi viene data al ruolo delle Sacerdotesse, ritenendo questa danza antica, archetipica, strumento propiziatorio per la fertilità..
Nonostante la immagini recuperate dai Templi, nonostante gli sforzi di studiosi, archeologhe, studiose e archeologi, ad oggi non abbiamo un’evidenza precisa di questo.
Si potrebbe avere l’impressione che l’enfasi su tali argomenti risponda solo alla desiderata delle tantissime donne che praticano questa danza nel tentativo di riscoprire il Sacro Femminile, ad esempio.
Pur mancando l’evidenza certa non possiamo ignorare come questo desiderio arrivi veramente da lontano e si ancori nel corpo delle danzatrici che su questa danza riversano nuovi significati.
Possiamo davvero considerarli “nuovi”?
Dal principio dell’umanità la danza è sempre stata utilizzata come mezzo espressivo principale, prima del linguaggio, prima della parola, prima ancora dei primi vocalizzi è stato il corpo a venirci in soccorso per la comunicazione e per l’espressione.
Il corpo è stato il mezzo che ha consentito l’espressione rituale e anche se questo linguaggio è stato a lungo dimenticato è innegabile che nei lunghi millenni di devozione alla Grande Madre, è stata proprio la danza a caratterizzare le cerimonie officiate dalle donne.
I gesti danzati sono andati forse perduti nel tempo ma sono rimasti fissati nella pietra, nelle statue, negli affreschi e chissà …forse anche nella nostra memoria cellulare conserviamo ancora questi ricordi e il corpo li elabora, li applica, li sedimenta.
Non abbiamo quindi la certezza di cosa e di come si danzasse nell’antichità, abbiamo gesti fissati per l’eternità nella pietra e sulle pareti eppure possiamo "immaginare" attraverso il nostro corpo danzante quale fluida sequenza potesse collegare un gesto all’altro. Qui è la novità, qui è il nuovo significato.
Attraverso il linguaggio di una danza che e’ arrivata a noi dall’Egitto e dai paesi del Medi Oriente (che chiaramente non è arrivata a noi in maniera identica al passato ma attraverso elaborazioni e contaminazioni) possiamo cercare di colmare quello spazio che esiste tra il gesto codificato e cristallizzato nella pietra e il movimento eseguito tecnicamente come trasmesso nell’apprendimento tecnico attuale e rigoroso.
Il rigore della tecnica di danza nel rispetto della tradizione, lo studio del passato, il percorso iniziatico al servizio della Grande Madre contribuiscono a creare una base sulla quale è possibile elaborare una sintesi poetica che permetta al corpo, alla mente e allo spirito di sintonizzarsi su simboli antichi per renderli attuali.
Esiste una via alla riscoperta del Sacro Femminile?
Nella mia esperienza esiste più di una via ...ma la via danzata è quella che forse più direttamente ci collega ad aspetti primordiali, incarnati, che difficilmente sono sperimentabili nella totale trascendenza.
La Dea è qui, fra noi e danza con noi...in noi.
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