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Gesto, forma, colore nella Danza

Il mio amore per la danza è presente da sempre ma il primo effettivo approccio con il gesto, il movimento e la comprensione delle dinamiche artistiche, delle forme, dei colori, delle linee, che nutrono anche la danza è iniziato concretamente partecipando per due anni al laboratorio artistico Sincrasi, della pittrice Anna Bocchi nel 1998.


Nel suo atelier noi donne sperimentavamo la pittura e il disegno usando la parte destra del cervello attraverso quelle tecniche che Betty Edwards descrive egregiamente nel suo libro “Disegnare con la parte destra del cervello”.

Nostri ospiti dell’atelier erano danzatori e musicisti che per noi danzavano e suonavano mentre ne facevamo ritratti dal vivo.


Le mie dita volavano sulla carta e sulla tela cercando di afferrare forme e colori, cercando di fissare sulla materia il movimento, il gesto, l’espressione dei volti, il significato delle danze o dei suoni.


Avete mai provato a disegnare un suono?


Mi è sempre servito, nella danza, un suggerimento che Anna Bocchi mi aveva dato personalmente di fronte alla mia difficoltà nel disegnare il viso di una delle ospiti che stava danzando flamenco di fronte a noi.

Per quanto ci provassi quel viso era un ostacolo insormontabile.


Anna mi fece abbandonare la mano destra (la mia dominante) con la quale tenevo il pastello e mi chiese di non guardare più il foglio di carta.


I miei occhi dovevano seguire la danzatrice e la mano disegnare ciò che stavo osservando.


Impossibile..inizialmente.


Mano sinistra e occhi sulla danzatrice…

“Ma come posso disegnare quel naso?? Quel naso è impossibile.”


La rivelazione di Anna:


Non cercare di disegnare il naso. Se cercherai di disegnare il naso finirai col disegnare la tua idea preconcetta di naso. Quello che per te deve essere un naso.

Disegna le forme. Disegna le linee. Disegna gli spazi che vedi così come li vedi, fidati della tua mano e lasciala scorrere sulla carta, segui con gli occhi la danza


Questo è il suggerimento illuminante che porto con me da più di vent’anni.


Una volta acquisita la tecnica di danza, qualunque sia la tecnica e qualunque sia la danza, cerchiamo di seguire forme, linee, spazi.

Fidiamoci del silenzio che nella musica che danziamo scandisce il ritmo.

Il silenzio incornicia i nostri passi.

Non danziamo quello che crediamo di saper danzare, danziamo lasciandoci guidare dalla musica che guida i nostri passi sul terreno.


Questo renderà la nostra danza visibile nelle sue forme intrecciate alla musica.


Fidiamoci del nostro corpo e quel passo per noi impossibile e oscuro verrà invece impresso nei muscoli, nei legamenti, nelle ossa... diramandosi dal centro del nostro ventre, pronto per essere dato alla luce, al mondo.





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